LA MADRE

LA MADRE

Quando

venerdì 13 Ottobre
18:30 - 20:30

Venerdì 13 ottobre (ore 18:30|20:30 – ingresso libero) alle Officine Cantelmo di Lecce, per il festival Conversazioni sul futuro, la giornalista e videoreporter Amalia DE SIMONE presenterà il documentario LA MADRE. Prima e dopo la proiezione l’autrice dialogherà con Elisa MONSELLATO (co-fondatrice di Swap Museum e coordinatrice Icom – International Council of Museums per la Puglia), Laura VALENTE (manager culturale, musicologa, giornalista), Marta VIGNOLA (docente di Sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale dell’Università del Salento).

Presentato, con un evento speciale, al Giffoni Film Festival, il documentario diretto da Amalia De Simone (che ha curato anche fotografia, riprese e montaggio con Simona Petricciuolo) con musiche originali della cantautrice Assia Fiorillo (che ha composto anche  la canzone “La Madre”, insieme con la De Simone con cui ha scritto il testo) è ambientato in una parte del centro antico di Napoli che per anni è stato ostaggio di degrado e camorra. In questo fazzoletto di territorio patrimonio dell’Unesco si sono affrontate bande ferocissime di ragazzi seminando terrore e morti innocenti. Sentire le loro voci autentiche che rimbombano nei vicoli e che parlano di rappresaglie, omicidi da compiere, modalità di vita indifferente a qualsiasi atrocità, è un racconto importante per decifrare la città. Nel doc ci sono le intercettazioni vere utilizzate nelle inchieste della direzione distrettuale antimafia di Napoli e quasi mai ascoltate.

In questi stessi luoghi c’è un portone giallo enorme che è quello di un museo di arte contemporanea che per un certo periodo, grazie ad una presidente attenta al contesto, Laura Valente (oggi non più in carica) è rimasto sempre aperto per la gente, quella stessa gente che fino a poco prima ignorava che lì ci fosse un museo. E’ il “Madre”, con di fronte una piazza di spaccio, poco più avanti l’officina dove fu freddato un innocente, con alle spalle il “vicolo della morte” e le strade delle cosiddette “stese”. Ma cosa succede se i figli, i fratellini, le ragazzine del quartiere vengono accompagnati dalle madri al museo per passare le giornate? Succede che si aprono nuovi sguardi. E così una madre, Lucia Di Mauro Montanino, che ha avuto suo marito assassinato da alcuni minorenni e ha avuto la forza di perdonare e “adottare” uno di questi ragazzi, per la prima volta davanti ad una telecamera racconta la sua storia di perdono e alba e accompagnata da Laura Valente, va a vedere cosa succede al di là di quel portone giallo ormai sempre aperto e incontra Laura Valente che mostra ragazzini che costruiscono scatole fotografiche e scattano immagini poetiche con un figlio del quartiere diventato fotoreporter, o che costruiscono oggetti con il designer internazionale Armando Milani, o fanno le pizze con Ciro Oliva del quartiere Sanità, o ascoltano storie su integrazione e valore della diversità. Tutto questo si intreccia con le storie feroci che accadono intorno. Le voci degli esponenti delle paranze dei bambini raccontano di agguati, le sorelle, le madri li istigano alla vendetta, all’eliminazione fisica dei loro avversari, a pianificare delitti correndo il rischio di uccidere anche chi non c’entra nulla con le loro misere faide . Dalle loro voci scopriamo che parlano anche dei morti innocenti come del meccanico Luigi Galletta assassinato proprio a pochi passi dal Museo. Il padre di Luigi ci racconta di lui, del suo lavoro e di come è stato ammazzato per niente. Le intercettazioni restituiscono il senso di indifferenza per la vita e la morte delle persone e la bestialità del “male per il male”. Tra le voci intercettate anche alcune del rione Sanità, quartiere sempre a ridosso del Museo Madre, con madri che ordinano agguati e per la prima volta si sentono le parole d i r a g a z z i c h e commentano l’assassinio di un altro ragazzo innocente, Genny Cesarano. Le frasi usate per descrivere l’accaduto sono scandite da risate, parolacce ed espressioni di una superficialità perfino troppo spietata e disarmante. Il doc ruota intorno alla parola Madre che è il nome del museo ma sono le madri che come abbiamo visto, possono essere istigatrici del male o via di salvezza per i propri figli e comunque le donne che spesso hanno in mano le sorti di certi quartieri. C’è anche la storia di Anna, appena uscita dal carcere dopo 8 anni. Fuori ha ritrovato un figlio cresciuto senza di lei (e per questo salvo) e ha affrontato la perdita di un figlio dato in adozione dopo il suo arresto. Nel suo quartiere i bambini confezionavano dosi di droga e spacciavano. Suo figlio aveva due anni quando lei vendeva bustine di cocaina nel suo basso per conto del clan. La “legge” l’ha punita per tutti gli altri ragazzini messi sulla strada. Infine, l’ultima parola spetta ancora ad una donna, una che sarà madre e che (da quanto emerge dalle intercettazioni) invita il suo compagno, membro di un clan di giovanissimi, a provare a vivere una vita normale, a cercare un lavoro onesto, a uscire dalla spirale di violenza e paura. Sfondo e protagonista di queste storie è Napoli e “il mare che non la bagna”, come scriveva Anna Maria Ortese e come si legge nell’installazione artistica che apre e chiude il doc, una città involontaria sempre in bilico tra l’abisso e la resurrezione. Una resurrezione che si compie solo se si restituisce l’infanzia e uno sguardo vivo e libero ai ragazzini che la popolano.

L’appuntamento rientra nel programma della decima edizione del festival Conversazioni sul futuro che dal 12 al 15 ottobre ospiterà a Lecce incontri, presentazioni, monologhi, proiezioni, spettacoli e visite guidate. Promosso dal 2013 dall’associazione Diffondiamo idee di valore, con il coordinamento di Gabriella Morelli, in collaborazione con numerose realtà pubbliche e private, il festival prova a raccontare il mondo contemporaneo e le sue prospettive future, nelle sue innumerevoli sfaccettature, promuovendo sempre occasioni di confronto con pluralità di argomenti, linguaggi e punti di vista.

Info e programma www.conversazionisulfuturo.it